Il campione olimpico e mondiale affronta alla Coppa del Mondo di Changwon la prima competizione internazionale dopo la scomparsa del padre Bruno e conquista un importante argento alle spalle dello stellare Vincent Hancock
“La mia prima coppa del mondo di questa stagione termina con una bellissima medaglia d’argento. Venendo da un periodo non facile, ho dato il massimo e sono felice di questo risultato. Torno a casa motivato e voglioso di lavorare su alcuni dettagli. Un ringraziamento particolare al mio Ct Andrea e per finire dedico questa medaglia a te, che mi hai seguito da lassù.”
Ha scritto così Gabriele Rossetti in un post apparso su Facebook nel pomeriggio di oggi in Italia (notte fonda ormai in Corea). C’è tutto il peso di una grande prova che l’azzurro toscano, campione olimpico a Rio 2016 e campione mondiale a Mosca nella scorsa estate, è riuscito a comporre all’impianto di Changwon – estremo lembo meridionale della Corea del Sud – che lo vedrà impegnato di nuovo a settembre a difendere il titolo iridato artigliato in Russia. Ma non è certamente la difficoltà dell’impianto (difficoltà oggettiva con problemi di visibilità evidenziati peraltro anche dagli specialisti della Fossa Olimpica) ad aver prodotto la pressione psicologica che costringe Gabriele Rossetti ad un surplus di lavoro: è piuttosto l’aver affrontato questa prima importante competizione internazionale della stagione senza poter pensare, al termine della stessa, di esporre i propri dubbi o magari invece di manifestare tutta la propria gioia e la propria soddisfazione a papà Bruno.
La presentazione dei sei finalisti della World Cup di Skeet di Changwon
Il coach Andrea Benelli da parte sua lo ha definito un leone immediatamente dopo la finale della prova di Coppa del Mondo di Changwon che ha attribuito all’azzurro un prestigioso secondo posto alle spalle di Vincent Hancock.
L’americano, si sa, è una vera macchina da guerra e ha pienamente meritato la vittoria, condita peraltro dal record uguagliato di 59/60. Gabriele Rossetti aveva provato con grande determinazione ad arginare la potenza di Hancock. Alla boa delle cinque serie l’americano aveva conquistato la finale con 123 centri, ma l’azzurro lo tallonava a 122. Non erano riusciti a fare altrettanto i compagni di squadra di Gabriele: in questa occasione Riccardo Filippelli, detentore della Coppa del Mondo 2017, e il campione italiano Emanuele Fuso si erano un po’ persi nella parte bassa della classifica.
La finale, alla boa dei primi venti lanci, decreta l’esclusione del sud-coreano Jongjun Lee, successivamente del kuwaitiano Mansour Al Rashedi e poi anche di Anthony Terras, che è stato “costruito” a suo tempo proprio da Bruno Rossetti. Lo spagnolo Juan Josè Aramburu (vincitore del titolo mondiale di Skeet nel 2011) è terzo e il duello per la vittoria si circoscrive a Vincent Hancock e Gabriele Rossetti. Ma all’ultimo segmento della finale l’americano si presenta con un vantaggio praticamente incolmabile: 49 a 45 nei confronti dell’azzurro. Gabriele non molla neppure quando anche l’aritmetica sta per decretare l’impossibilità di sperare nella vittoria ed è per questo che il Direttore Andrea Benelli lo ha definito legittimamente un leone mai domo. È Vincent Hancock che taglia il traguardo per primo con un 59/60 (contro il 55 dell’azzurro) che descrive appunto tutta la potenza del campionissimo a stelle e strisce, ma il ruolo di runner-up che Gabriele Rossetti si aggiudica è il segnale più percepibile della grande capacità di lottare del fuoriclasse toscano.
L’americano Vincent Hancock esulta al termine della finale dello Skeet a Changwon insieme al runner-up Gabriele Rossetti e allo spagnolo Aramburu
“Gabriele non era al massimo della condizione fisica – commenta il Preparatore atletico Fabio Partigiani – ma questo è avvenuto perché l’appuntamento importante della stagione è a settembre: è appunto il Mondiale che assegnerà le carte olimpiche. Tuttavia, Gabriele è a buon punto. In questi giorni abbiamo fatto lavoro di mantenimento: d’altronde, la preparazione atletica fa ormai parte stabile del suo background. Sappiamo per certo che in questa finale, se fisicamente stai bene, puoi arrivare al podio. L’oro di Mauro e l’argento di Gabriele sono il segno che la preparazione fisica è fondamentale. I 50 piattelli della Fossa Olimpica e i 60 dello Skeet sono davvero una montagna da scalare. E non si tratta semplicemente di sparare tanti piattelli in più: si tratta piuttosto di arrivare preparati fisicamente.”
Gabriele Rossetti festeggia il prezioso argento di Changwon con il coach Andrea Benelli, il Preparatore atletico Fabio Partigiani e i compagni di squadra: Riccardo Filippelli, Emanuele Fuso, Chiara Cainero, Diana Bacosi e Katiuscia Spada
(Le immagini pubblicate in questo articolo sono state fornite dal Direttore Tecnico della Nazionale di Skeet Andrea Benelli che ne ha autorizzato la pubblicazione)