Mauro De Filippis, vincitore dell’Issf World Cup di Changwon nella Fossa Olimpica, commenta la sua recente vittoria coreana e si sofferma sulle prerogative della formula di finale che, a differenza del cosiddetto 15 + 15 del quadriennio di Rio, ristabilisce gli equilibri in campo
Una finale attendibile laurea un campione perfettamente legittimo. È questo il giudizio che formula Mauro De Filippis (ritratto nella foto di copertina con il Direttore Tecnico della Nazionale di Trap, Albano Pera) al ritorno dalla prova di Coppa del Mondo nella città coreana di Changwon che ha visto il poliziotto tarantino conquistare una brillante affermazione nella Fossa Olimpica.
“Non lo dico adesso – aggiunge il tiratore delle Fiamme Oro – perché ho appena ottenuto una vittoria importante con questa tipologia di gara. Sono piuttosto i fatti a confermare pienamente questa posizione e a descrivere la grande differenza tra questa formula di finale e quella con cui abbiamo gareggiato nel passato quadriennio.”
L’esultanza di Mauro De Filippis (al centro tra Jiri Liptak della Repubblica Ceca e Yavuz Ilnam della Turchia) al termine della finale della prova di Coppa del Mondo di Changwon
Già, perché come afferma appunto perentoriamente il trentasettenne della Polizia di Stato, il quadriennio tra Londra e Rio de Janeiro per il tiro a volo ha rappresentato una sorta di black-out agonistico che ha stravolto gli equilibri e i valori effettivi delle atlete e degli atleti. Come è noto, sul tema era intervenuto pochi giorni fa in queste nostre pagine anche Rodolfo Viganò che aveva stigmatizzato la cosiddetta finale del 15 + 15 (ovvero la formula adottata in tutto il quadriennio 2013 – 2016) ed aveva rivalutato, seppure con un’approvazione non proprio incondizionata, l’attuale formula di gara.
Mauro De Filippis, invece, in questo senso plaude convintamente alla formula attuale che, dopo i 125 piattelli di qualificazione, pur azzerando il punteggio precedente e considerandolo soltanto per la definizione del numero di dorsale, mette a confronto i migliori sei tiratori sulla distanza complessiva di 50 piattelli.
È dunque definitivamente ristabilita la parità di valori in campo con questa formula di finale?
“Dobbiamo ringraziare il nostro Direttore Tecnico Albano Pera che in sede internazionale, nel ruolo che svolge ufficialmente, è riuscito a far approvare una formula di finale che, pur accogliendo il concetto della partenza da zero dopo la fase di qualificazione, rispetta le qualità tecniche del tiratore. Una finale come quella del passato quadriennio, che spesso premiava con la vittoria magari il quinto classificato della fase eliminatoria, non rispetta certamente i valori in campo e il criterio di base del nostro sport. Con 50 piattelli, invece, emergono i veri valori.”
“Certamente, – prosegue Mauro De Filippis – ripartire da zero non arricchisce il nostro sport che si fonda sul principio secondo il quale vince il tiratore che ha colpito più bersagli. Ma è anche vero che il livello generale è molto cresciuto e oggi i sei tiratori che accedono alla finale sono generalmente separati da distacchi minimi: oggi si entra in finale con 122 o 123, non certo con 118 come magari è avvenuto invece negli anni passati. Quindi, i tiratori che assumono il ruolo di finalisti sono già tutti atleti quotati e questo garantisce di nuovo l’attendibilità del risultato finale. Non ci sono, per così dire, illustri sconosciuti che entrano in finale e che, in forza di una formula anomala come quella del passato quadriennio, possono prevalere su campioni affermati.”
Dopo un avvio di finale contrassegnato da alcuni errori, Mauro De Filippis nella finale di Changwon ha totalizzato 45 centri su 50 e ha superato il ceco Liptak di tre lunghezze
Il responso della finale di Changwon ha anche dimostrato chiaramente che con questa formula ci si può permettere di commettere qualche errore senza pregiudicare subito la finale stessa.
“Esattamente: è accaduto proprio a me. L’impianto di Changwon, in cui si è disputata la recente prova di Coppa del Mondo e in cui si disputerà il Mondiale a settembre, è un impianto splendido con dotazioni eccellenti di macchine e piattelli italiani. Ma è anche un impianto tecnicamente molto impegnativo: devo dire che nella prima fase della finale ho commesso qualche errore di valutazione del bersaglio anche per effetto della poca luce. Questo è il motivo che ha provocato i miei zeri della prima fase. Ed è proprio in quella fase che ho ricevuto un contributo tecnico fondamentale dal coach Pera che ha compreso chiaramente che stavo faticando nell’aggancio del bersaglio proprio per questo problema di visibilità. Mi ha suggerito di rallentare lievemente la manovra di aggancio per poter inquadrare più chiaramente il piattello e quel suggerimento mi ha permesso di procedere per il resto della finale senza errori. Questo ci dimostra appunto che una finale di questo genere consente al tiratore una eventuale correzione tecnica e il successivo recupero.”
Sul podio di Changwon Mauro De Filippis ha preceduto Jiri Liptak e Yavuz Ilnam
È apparso chiaramente che, da un punto di vista fisico-atletico, la tua condizione era nettamente superiore a quella dei tuoi avversari e in modo particolare di Jiri Liptak che è stato il tuo diretto contendente nel duello conclusivo.
“Effettivamente la grande insidia di questa finale è la tenuta fisica. Consideriamo innanzitutto che, con questa formula di finale, trascorre più di un’ora da quando si entra in campo a quando si affronta l’ultimo piattello, qualora si sia arrivati ovviamente al duello finale. Significa essere sotto pressione per effetto di un pesante stress fisico e mentale appunto per un periodo di tempo lunghissimo. Specialmente se si confronta questa misura con i tempi di svolgimento delle finali in altri sport. Ma posso dire che più andavo avanti in questa finale di Changwon, e più mi sentivo bene. Eppure abbiamo dovuto affrontare anche una situazione atmosferica molto difficile: con pioggia e freddo nei giorni di gara. Ma devo sottolineare che io ho sempre creduto nella preparazione fisica: come tanti altri miei colleghi, provengo dai Centri di avviamento allo sport e quindi, già quando eravamo ragazzi, abbiamo appreso che l’aspetto della condizione fisico-atletica è fondamentale per l’attività agonistica!”
Una conferma del grande ruolo che ha giocato la preparazione fisico-atletica in questo exploit di Mauro De Filippis a Changwon arriva anche dal Preparatore atletico della Nazionale, Fabio Partigiani, raggiunto via Whatsapp in Corea all’indomani dell’affermazione dell’atleta delle Fiamme Oro.
Il Preparatore Atletico della Nazionale italiana di tiro a volo Fabio Partigiani
Professor Partigiani, quella di Mauro De Filippis a Changwon è stata una grande vittoria di un atleta ormai giunto alla piena maturità agonistica, ma anche una vittoria della preparazione atletica made in Italy.
“Sì, in questa gara Mauro è stato grandissimo: ha saputo lottare quando occorreva e questa forza l’ha certamente fornita la preparazione atletica. Perché è un dato di fatto che Mauro De Filippis da un punto di vista atletico si è presentato a questa gara in condizioni perfette. Nell’avvicinamento alla gara, fino dal 15 aprile: cioè dal giorno che abbiamo messo piede in Corea, ogni giorno siamo stati in palestra a fare lavori aerobici, stretching, corsa, addominali e lavoro funzionale. Ed è emerso chiaramente che tra due tiratori di grande classe e di grande talento, come Jiri Liptak e Mauro De Filippis, ha vinto proprio chi era più preparato sotto il profilo fisico-atletico. Mauro l’ha voluta e cercata questa vittoria, ma l’ha potuta perseguire proprio per la grande forza mentale e fisica.”
“Mi sono emozionato, sì – ha detto ancora Fabio Partigiani – e non poteva essere altrimenti perché ho vissuto tutto il percorso sportivo, agonistico e personale di Mauro. Quando era nel Settore Giovanile, lo chiamavo simpaticamente: Rosso Malpelo. Era un ragazzo determinato che ha sempre saputo lavorare con umiltà e rispetto per sé stesso e per i suoi avversari. Questo è il salto di qualità che serviva. So di aver creato a Mauro spalle forti e sono certo di aver contribuito in parte alla sua grande personalità e alla grande voglia di vincere che lo contraddistingue. Questa gara è la consacrazione di un grande atleta che meritava di esplodere finalmente in questo modo ed è anche la consacrazione dell’importanza della preparazione atletica. È un monito a tutti i giovani atleti: se ti alleni seriamente, prima o poi arriverà il tuo momento. Mai mollare e sempre crederci: nello sport funziona così!”
(Le immagini dell’Issf World Cup di Changwon sono state fornite dal Direttore Tecnico della Nazionale, Albano Pera, che ne ha autorizzato l’utilizzo. Nella foto di repertorio Mauro De Filippis utilizza un fucile Beretta DT11 Silver: l’attrezzo con cui l’atleta azzurro ha ottenuto la vittoria di Changwon è invece il DT11 Black Edition che appare nelle immagini della gara coreana)